Come si misura la carriera di un fumettista?

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  1. Sergio *Foolys* Algozzino
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    E' curioso. Noi fumettisti ci occupiamo di comunicazione, e a volte ci sfuggono certi passaggi ovvi, che ci rinchiudono dentro una cupola di vetro, o, ancor peggio, ci fanno rinchiudere il pubblico allo stesso modo.

    Entrare a contatto con la gente è il primo obbligo. Spesso si fa in maniera sbagliata, dato che non basta "parlare con le persone", o intrattenerle, per capirle. A volte ci si dovrebbe stare proprio zitti, e ascoltare. Io lo faccio spesso. Ascolto, entro in empatia, e colgo molti indizi interessanti.

    Il passo successivo è quello di conoscere quello che facciamo. Facciamo fumetti. Cosa comporta fare fumetti? Anche questo è un passaggio equivoco, si tende a sopravvalutare il tutto per via di un mondo intero che non ci capisce come vorremmo. Questo vittimismo porta a perdere il senso originario, e semplice, del fumetto, che è quello di raccontare una storia, intrattenere qualcuno e, magari, se ce la si fa, farlo anche riflettere su qualcosa. Ma il farlo riflettere, anche quello, deve essere preso con le pinze. Anche una storia di Topolino può farmi riflettere. E non è elegante, brossurata, e piazzata in libreria sotto il nome "Graphic Novel".

    Così andiamo al terzo obbligo, ovvero quello di non giudicare dalle apparenze. Se un giornalista ignorante prende più in considerazione una "Graphic Novel" non possiamo, forse, farci niente, ma che siamo a noi a ricadere in questo errore proprio non va bene.

    Così, come si misura la carriera di un fumettista? Chi fa tutti gli errori sopra citati, penserà che un fumettista importante sia solo qualcuno che ha raggiunto il grande pubblico con un grande successo. In effetti, potrebbe essere una giusta affermazione (senza il "solo"). Ma come si valuta un successo? Potrebbe essere una porcheria che, inspiegabilmente, supera molti altri capovavori raffinati, come potrebbe essere davvero una meraviglia. Ma non è questo che conta. Shultz è diventato famoso grazie ai Peanuts, e sono sia un grande successo di pubblico che un vero capolavoro del mondo del fumetto. Ma Shultz li ha disegnati per tutta la vita.
    Pensiamo a quel genio di Bill Watterson: 10 anni di Calvin e Hobbes, 10 anni di meraviglie grafiche e narrative, ma il suo successo non è minimamente comparabile a quello dei Peanuts. Ci sono fumetti strepitosi, di strepitosi autori, che magari oltre quel volume non vanno, nonostante vendite e critiche incredibilmente positive.
    Ovvero: se io vendo un milione di copie con un volume, e poi non faccio più un cazzo, vale davvero di più di qualcuno che vende 1000 copie a fumetto ma che lavora per tutta la vita con questo ritmo? La risposta è : NO.

    Quello che mi fa impazzire è che spesso ci fermiamo alle apparenze, e pensiamo che Hugo Pratt, ad esempio, abbia fatto solo Corto Maltese nella sua esistenza.

    Il bello del fumetto è sempre stato di essere un mezzo piuttosto meritocratico, e per il pubblico ancora lo è. Se io fossi il figlio di un editore, per quanta pubblicità possa farmi, se il mio fumetto fa cagare i lettori lo disprezzeranno. E se ho fatto un volume stupendo e il mio fumetto successivo è bruttissimo nessuno lo comprerà. Il nostro mercato è piccolo, ristretto, quindi un passaparola del genere potrebbe davvero uccidermi la carriera, o almeno la sorte di quel fumetto.

    Così, quando sentirete qualcuno giudicare un fumettista non in base alla costanza con cui ha lavorato nel tempo (non importa se con lavori eccellenti o mediocri) ma semplicemente in base a due o tre cose, sappiate che è un incompetente.

    E' un buon modo per scovarli, e, di conseguenza, ignorarli.

    Perchè faccio questa riflessione? Non l'ho ancora detto, ma, in effetti, sono ben 10 anni che lavoro ininterrottamente e professionalmente nel mondo del fumetto (ovvero da quando sono retribuito). E mi riesco a pagare un affito con questo. E' dura. Potrei fare almeno altri dieci mestieri più facili e pagati migliori di questo, perchè di certo non ho mai siglato un capolavoro tale da vendere un milione di copie. Ma sopravvivo, e mi sono preso un certo numero di soddisfazioni tanto quanti sono stati i calci in culo.
     
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  2. kettyformaggio
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    Secondo me questa andrebbe nella tua precedente discussione http://kinart.forumfree.it/?t=26602405 Sugli Highlander del fumetto. Ma in effetti tu la guardi in un ottica un pochino diversa.
    Parli di VALORE.
    Diciamo che è una cosa combinata, secondo me.
    Se un fumettista riesce a campare e produrre opere professionali nell'arco di tutta la sua carriera lavorativa è di sicuro un OTTIMO professionista, se poi ci metti oltre a questo anche meravigliosi sprazzi di opere memorabili, bè, c'è il MAESTRO.
    Inoltre io apprezzo molto chi fa anche una ricerca artistica per diversificare le sue crazioni. Come Moebius / Giraud :tutum: che ha saputo cercare nuove identità artistiche.


     
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  3. Sergio *Foolys* Algozzino
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    sì. ma dei grandi maestri, come prendevo un Hugo Pratt, ma vale anche per un Dino Battaglia, un John Buscema, e chi più ne ha più ne metta... si tende a ricordarne solo le opere principali, e di conseguenza per preconcetto si pensa abbiano fatto "solo quelle", dimenticando che OGNI "grande artista" del fumetto ha invece prodotto a volte innumerevoli opere da "semplice artigiano", e magari anche qualche cagata ogni tanto.
     
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  4. adivirgilio
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    CITAZIONE (Sergio *Foolys* Algozzino @ 28/9/2010, 16:03)
    Così andiamo al terzo obbligo, ovvero quello di non giudicare dalle apparenze. Se un giornalista ignorante prende più in considerazione una "Graphic Novel" non possiamo, forse, farci niente, ma che siamo a noi a ricadere in questo errore proprio non va bene.

    Sacrosante parole.
    E' triste pensare che possa accadere una cosa del genere, ma accade.
     
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  5. Crooky
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    CITAZIONE (Sergio *Foolys* Algozzino @ 28/9/2010, 16:03)
    Così, come si misura la carriera di un fumettista? Chi fa tutti gli errori sopra citati, penserà che un fumettista importante sia solo qualcuno che ha raggiunto il grande pubblico con un grande successo. In effetti, potrebbe essere una giusta affermazione (senza il "solo"). Ma come si valuta un successo? Potrebbe essere una porcheria che, inspiegabilmente, supera molti altri capovavori raffinati, come potrebbe essere davvero una meraviglia.

    Io da un po’ di tempo sto cercando di leggere e studiare le opere di quegli autori del fumetto che hanno fatto la storia di questo linguaggio delle arti visive. Il criterio di cui mi servo per individuare gli artisti di “successo”, di cui privilegiare la lettura, non considera però la loro fortuna editoriale. Ciò che davvero mi appassiona sono le novità linguistiche, cioè le invenzioni grafiche, compositive, poetiche, con cui alcuni autori sono riusciti a rinnovare e valorizzare le potenzialità espressive del fumetto. La mia impressione è che il “successo” di un autore potrebbe essere valutato in base all’uso che altri autori hanno fatto del suo linguaggio nel corso del tempo. Pensate, per esempio, di rimuovere dalla storia dell’arte del novecento Pablo Picasso, quasi certamente, gran parte di ciò che è avvenuto nella pittura del secolo scorso non troverebbe un’origine plausibile e mancherebbe di una provenienza. Ketty Formaggio parlava di Moebius, secondo voi se non ci fosse stato “Il garage ermetico di Jerry Cornelius” Andrea Pazienza avrebbe mai concepito “Pentothal” e, probabilmente, anche “Pompeo” così come li conosciamo noi oggi? E Milo Manara avrebbe mai avuto l’evoluzione stilistica che possiamo apprezzare nei suoi lavori degli anni ’80 se non avesse adottato lo stile di disegno, di tratteggio e di composizione delle vignette di Moebius?
     
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  6. Sergio *Foolys* Algozzino
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    assolutamente no, hai perfettamente ragione. nel fumetto nulla si inventa, è un arte ma nel senso artigiano del termine, dobbiamo avere rispetto della storia, conoscerla, come per imparare a fare il falegname, non è che prendo un pezzo di legno e faccio il genio innovativo, una sedie serve pur sempre per sedersi.
     
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  7. Granamir
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    Tanto di cappello a chi riesce a vivere di fumetto, a chi, mosso dalla propria passione e dalle proprie capacità riesce a farsi apprezzare dal pubblico e quindi a far vendere copie alla casa editrice per cui lavora. Penso che chi fa un lavoro per il quale è portato e allo stesso tempo riesce a vivere grazie a esso sia una persona doppiamente fortunata.
    Primo perchè ha delle potenzialità che non tutti hanno e secondo perchè ama il proprio lavoro e questo lo appagherà per tutta la vita. Naturalmente questo vale per tutti gli ambiti non solo per il fumetto.
     
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  8. Sergio *Foolys* Algozzino
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    certo... ma la guerra è giornaliera. se non andassi avanti con i soliti ritmi, fra 10 anni quello che ho fatto in questi 10 non varrà niente di niente. questo è un po' sconfortante.
     
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  9. ^EvilAngel^
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    Posso dire una cosa piccolissima? XD Come si misura la carriera di un fumettista? Se guadagna abbastanza da camparci è ok, altrimenti puppa >___<
    Il fumetto è sì una passione, ma, ahinoi, anche e soprattutto un lavoro...
     
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  10. FurSam
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    Velocissimo: la carriera di un artista si misura in due dimensioni, quella artistica e quella economica.
    Di solito, per quel che riguarda i fumetti e per quel che mi ricordo la maggior parte delle volte le due cose coincidono, ma non sempre.
    Ci sono autori che hanno un tratto e una visone artistica talmente innovativa da travalicare la semplice tavola del fumetto e invadere altri media ( Moebius, Miller ecc..) altri che hanno semplicemente il culo di nascere nel Pese giusto al momento giusto ( dite quello che volete, ma certi mangaka oggi straricchi, se nascevano in Italia andavano a vendere le patate al mercato).
    In Bakuman hanno questa interessante teoria che se un mangaka crea una serie che genera tanti di quei soldi da sistemarti a vita, sei un genio, indipendentemente dalla sua qualità effettiva.
    Perchè se una presunta vaccata vende milioni di copie, evidentemente qualcosa di buono deve avere, no?
     
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  11. ergonauta
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    Il giornalista fa il suo lavoro che è quello di far vendere il suo giornale e il suo giornale vende se scrivi di autori famosi e opere famose.
    Lui lo sa che tu stai sgobbando più di quello che con un solo lavoro fortunato ha venduto milioni di copie e sono sicuro che per questo ti aprezza ma il suo articolo deve vendere.
    Cmq cè poco da misurare, fare paragoni e parlare di meritocrazia lasciate le chiachere e classifiche ai lettori se si riesce a campare con questo lavoro il traguardo è ragiunto se poi nel corso della carriera ci scappa anche un capolavoro che sarà ricordato ancor meglio.
    E' un po come l'importante è partecipare non vincere.

    CITAZIONE (Sergio *Foolys* Algozzino @ 29/9/2010, 15:32) 
    certo... ma la guerra è giornaliera. se non andassi avanti con i soliti ritmi, fra 10 anni quello che ho fatto in questi 10 non varrà niente di niente. questo è un po' sconfortante.

    è cosi per il 70% dei fumettisti e poi chi ti dice che il tuo pioggia d'estate tra 10 anni non possa essere riscoperto come un opera orginale fresca e contemporanea dal retrogusto amaro.

    stai tranquillo stai andando bene

    Edited by ergonauta - 27/10/2011, 04:27
     
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  12. :Emme:
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    CITAZIONE (FurSam @ 26/10/2011, 23:28) 
    Velocissimo: la carriera di un artista si misura in due dimensioni, quella artistica e quella economica.
    Di solito, per quel che riguarda i fumetti e per quel che mi ricordo la maggior parte delle volte le due cose coincidono, ma non sempre.
    Ci sono autori che hanno un tratto e una visone artistica talmente innovativa da travalicare la semplice tavola del fumetto e invadere altri media ( Moebius, Miller ecc..) altri che hanno semplicemente il culo di nascere nel Pese giusto al momento giusto ( dite quello che volete, ma certi mangaka oggi straricchi, se nascevano in Italia andavano a vendere le patate al mercato).
    In Bakuman hanno questa interessante teoria che se un mangaka crea una serie che genera tanti di quei soldi da sistemarti a vita, sei un genio, indipendentemente dalla sua qualità effettiva.
    Perchè se una presunta vaccata vende milioni di copie, evidentemente qualcosa di buono deve avere, no?

    Qualità e quantità non sempre vanno d'accordo...

    Secondo me un vero Maestro deve essere capace di accumunare entrambe le cose. Nel senso che se un prodotto è di qualità e vende, allora è un Maestro, ma se vende e basta per me non è niente. COme dici tu, ci sono moltissimi mangaka che si arricchiscono sulla ignoranza della gente, eppure non mi passa per l'anticamera del cervello di definirli maestri per questo.
    Geni nel senso di furbi perchè hanno trovato la gallina dalle uova d'oro, ok, ma sono altri termini...
     
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  13. G.S.Hamilton
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    La carriera di un artista/fumettista si misura in base alle proprie opere, ogni opera può avere valore relativo al periodo in cui viene valutato.

    Pertanto, dobbiamo valutare le opere secondo OGGI, non domani o dopo domani in una forma assolutistica, perché magari fra 50 anni le regole che stabiliscono cosa è arte e cosa è fumetto saranno improvvisamente ribaltate.

    Pertanto, ad oggi come valuterei il lavoro di un artista?
    beh, direi se si tratta di un artista ormai avanti nell'età, va prima di tutto valutato nel suo contesto storico, cosa ha rivoluzionato nel suo mondo di vedere il fumetto e nella sua cultura, ma anche come può aver espresso senza grandi rivoluzioni stilistiche una moda o un movimento sociale.

    Esempio scemissimo (e sono opinioni personali): Sailor Moon perché possiamo pensare che è tanto importante in ITALIA? molto semplicemente perché è stato uno dei primi –manga- pubblicati dedicato esclusivamente alle ragazze. Quindi, in quest’opera non è importante il fumetto in sé, ma il cambiamento culturale che ha comportato, come la successiva e massiva pubblicazione di shojo in Italia, che possiamo vedere nella testa di “Amici”.

    Ma stiamo parlando di un’opera che ha venduto grazie anche all’aiuto dell’anime, ma ci sono molte opere che hanno un valore artistico/fumettistico e non hanno raggiunto un simile pubblico, valgono di meno?
    No, perché pur appartenendo alla nicchia se esprimono in modo originale, o reinterpretano uno stile in modo da essere un'istantanea della società che l'ha prodotta, possiamo definirla un'opera importante.

    Arrivando al punto, allora nella carriera di un artista quali sono i punti fondamentali del suo lavoro? fondamentalmente sono importanti le opere che hanno avuto un peso importante nella cultura fumettistica, nella critica, hanno manifestato un cambiamento, un'evoluzione già in atto, e non necessariamente tutto ciò lo possiamo far viaggiare in contesto di successo economico.

    Se io faccio 100 fumetti, ma che alla fine raccontano sempre la stessa cosa trita e ritrita da 60 anni, ovviamente non sto facendo nulla di nuovo.

    Se io faccio UNA sola opera che rivoluziona il concetto di narrazione, di messaggio, o rappresenta un periodo di crisi/guerra ma in una metafora fantastica, o semplicemente avvia un cambiamento culturale, basta quella a dire che quell'autore è importante.

    Poi stiamo sempre attenti a quella formula "vende allora è di successo", le case editrici americane, europee o nipponiche hanno come unico interesse di vendere, è come chiedersi perché vendono le sigarette se fanno male, cioè qui caschiamo nell’ovvio più elementare.

    Esistono opere scadenti di qualsiasi nazionalità che vengono spacciate come opere stupendi, ma alla fine è tutto finalizzato alla vendita, e forse basta un minimo di maturità e analisi critica per fare le giuste differenze e non cadere nel solito commento del giornalista “ecco il nuovo capolavoro del genio che ha venduto tanto”.

    Poi se vogliamo farci il problema ma “il pubblico ricorda solo le opere più importanti e vendute”, signori miei in una società di ignoranti, esisterà un pubblico ignorante che riconoscerà importante solo quello che gli viene impostato come tale, e non dirà: “eh, ma quell’opera non è la migliore di quell’artista secondo il mio punto di vista!”.

    Fortunatamente, secondo le statistiche, i lettori di fumetti mediamente hanno una cultura media superiore ai “non lettori”, quindi confortiamoci……
     
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  14. FurSam
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    CITAZIONE
    Esempio scemissimo (e sono opinioni personali): Sailor Moon perché possiamo pensare che è tanto importante in ITALIA? molto semplicemente perché è stato uno dei primi –manga- pubblicati dedicato esclusivamente alle ragazze. Quindi, in quest’opera non è importante il fumetto in sé, ma il cambiamento culturale che ha comportato, come la successiva e massiva pubblicazione di shojo in Italia, che possiamo vedere nella testa di “Amici”.

    EEEHHHHHH????
    Ma di shojo manga pubblicati in Italia prima di SM ce ne sono stati non pochi, come Candy della Fabbri ( pubblicato in una rivista tipo Amici) che in Italia fu un best seller editoriale che SM se lo sogna di notta .
    SM è stato un successo perchè c'era una azzeccata serie in tv : se non c'era quella , il manga non se lo sarebbe letto nessuno.
    E lo stesso vale per quasi tutti i manga in Italia che hanno avuto una trasposizione in Tv .
     
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  15. G.S.Hamilton
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    CITAZIONE
    EEEHHHHHH????
    Ma di shojo manga pubblicati in Italia prima di SM ce ne sono stati non pochi, come Candy della Fabbri ( pubblicato in una rivista tipo Amici) che in Italia fu un best seller editoriale che SM se lo sogna di notta .
    SM è stato un successo perchè c'era una azzeccata serie in tv : se non c'era quella , il manga non se lo sarebbe letto nessuno.
    E lo stesso vale per quasi tutti i manga in Italia che hanno avuto una trasposizione in Tv .

    ho scritto, uno dei primi.

    Infatti avevo letto che sono state pubblicate oltre a Candy Candy anche Lady Oscar, negli anni ‘80 in cui arrivarono gli anche i rispettivi anime in Italia (e per queste informazioni mi affido ad Internet, dato che non ero nata! .____.)

    Ma nonostante ciò non sono stati "la svolta". Effettivamente c'è chi vede il grande successo degli shojo con titoli ospitati sulla testata di Amici (prima rivista contenitore, poi a volumetti monografici)
    Sinceramente Amici fu aperto subito dopo Sailor Moon, e avvenne tramite una raccolta di 5000 cartoline inviate dalle bambine che ovviamente leggevano la rivista.

    l'invasione shojo, soprattutto a partire dagli anni 2000 è stato evidente, non solo per il successo di molti titoli ma anche perché molti di questi titoli non hanno una trasposizione in anime, o l’anime è stato trasmesso postumo alla pubblicazione.
    Il mercato shojo ad oggi, e dei manga in Italia, è praticamente saturo, possiamo dire la stessa cosa negli a inizio anni 90 con la precedente pubblicazione di candy candy e lady oscar?

    Sailor Moon, dovrebbe essere iniziato nel 95 (non ricordo di preciso), e Amici fu aperto nel 97. Chi o cosa ha cambiato il mercato in Italia?

    personalmente vedo un inizio grazie al grande successo dell’anime con Sailor Moon, perché è stata una delle conferme che i manga potevano vendere, ma soprattutto ha aperto “la mente” ad un pubblico che ha proseguito o comunque si è avvicinato poco dopo alle pubblicazioni shojo.
    In pratica ha espanso i gusti di una nuova generazione, l’editore ha trovato un pubblico ben disposto a comprare shojo e a comprare anche titoli non presenti in tv.

    Invece la generazione degli anni 80, non ha avuto lo stesso atteggiamento, perché?
     
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17 replies since 28/9/2010, 15:03   744 views
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