IL MALE: Si pagano o no gli artisti?

Tavola Rotonda fra autori

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  1. MATITARO
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    Mi sa che ci conviene andare in centro citta, disegnare per terra,
    e farci buttare gli spiccioli nel cappello, :D
    SCHERZOOOOOOO continuiamo a lottare,
    verremo valorizzati.(prima o poi)
     
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  2. giac-
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    CITAZIONE (kettyformaggio @ 23/6/2010, 14:45)
    Il discorso sul pagare o meno gli autori continua ancora. Questa volta si è rinfocolato nel blog di Michele Petrucci e in tutti i commenti del post.
    http://michelepetrucci.blogspot.com/2010/0...-in-italia.html


    Pare che si voglia organizzare anche una tavola rotonda a Lucca comics.
    Più si parla di questo argomento e meglio è.

    Vi vorrei riportare un estratto della discussione che ho catturato da House of mistery.

    CITAZIONE
    Alcuni giorni fa Flaviano Armentaro ha sollevato il problema (piuttosto ricorrente) dei mancati pagamenti agli autori di fumetti.

    Michele Petrucci, in una discussione alla quale partecipano tra gli altri Susanna Raule, Claudio Stassi, Andrea G. Ciccarelli e Armando Rossi, riassume il problema così:
    "Elenco abbastanza completo degli editori che producono fumetto in Italia:
    001 Edizioni
    Astorina
    BeccoGiallo
    Black Velvet Editrice
    Bottero Edizioni
    Centro Fumetto Andrea Pazienza
    Coconino Press
    Comma 22
    Coniglio Editore
    Cronaca di Topolinia
    Dentiblù
    Disney
    Double Shot
    Editrice La Torre
    Edizioni Arcadia
    Edizioni BD
    Edizioni Star Comics
    Edizioni Voilier
    Fame Comics
    Fandango
    Flashbook
    Freebooks
    GP Publishing
    GG Studio
    Grrrzetic
    Hazard
    Italycomics
    Kappa Edizioni
    Lavieri Edizioni
    Magic Press
    Nicola Pesce Editore
    Panini Comics
    Passenger Press
    Pavesio
    Q Press
    ReNoir Comics
    Rizzoli Lizard
    Sergio Bonelli Editore
    SaldaPress
    Star Comics
    Tunué
    41 editori…
    Non conosco tutte le situazioni, Magari farò qualche errore ma tolto Disney, Bonelli, Panini, Rizzoli e Astorina. Forse Star Comics.
    Gli altri 35 non pagano a tavola (o pagano pochissimno). Dovremmo partire da questo dato."

    Andrea G. Ciccarelli si chiede se qualche colpa non sia da attribuire a Panini e Sergio Bonelli Editore:
    "(...) Se i piccoli si devono allineare al buon costume dei grandi, allora è giusto che anche i grandi si allineino al buon costume dei piccoli.
    E il buon costume dei piccoli, anche detto "il popolo delle 1000/1500 di tiratura", è stato quello di aver pubblicato, in questi ultimi 10 anni, opere inedite e nuovi talenti del fumetto nostrano.
    (...)
    E i grandi?" [continua su Io se fossi Garamond]

    Anche Ausonia ha espresso il suo punto di vista:
    "(...) ho letto alcune cose in giro e alcune non le ho capite. davvero. del tipo, si disegna e si scrive per amore e bla bla bla. sì, sono d'accordo. la mia commercialista, che mi fa un po' da mamma, una settimana fa è saltata sulla sedia e mi ha sgridato: "ma come fai a vivere così? sei bravo e guadagni quanto una colf filippina! questo paese è ingiusto! non riconosce il talento e..." ... bla bla bla. ora io dico, sono il primo a fare le cose per amore e solo per amore e anche se lavoro per qualche grosso editore, va detto, i compensi sono una miseria rispetto al culo che mi faccio quotidianamente. però, attenzione, non è che uno lavora senza amore se si trova anche dei soldi in banca. oh, che razza di punto di vista è mai questo? flaviano non si lamentava di una paga bassa, ma di un'assenza di paga. che è diverso. qui si lotta per" [continua nel blog di Ausonia]

    Ho commentato di getto direttamente lì...mi ripeto anche qui: chiamare questo elenco abbastanza completo è veramente da superficiali.
    Si citano bancarellai più o meno cialtroni e si dimenticano realtà consolidate tipo Lupo Alberto, Alan Ford, Rainbow, Ed. Paoline.
    Il discorso ha un senso, ma se si parte da una conoscenza così scarsa del mondo editoriale mi cadono le palle fin da subito.
    Potrei dire 1000 cose a proposito dell'avventura editoriale di Lupo Alberto, ma sarebbe meglio iniziare a dire che ricevo uno stipendio regolare da 22 anni.
    Ecco bisognerebbe partire da qui, dalla serietà degli editori, troppo spesso nel web vengono esaltati magnifici signor nessuno, autori di fantasmagorici fumetti da 1000 copie quando va bene, mentre vengono ignorati signori professionisti che da anni di copie ne vendono ben più di mille, ogni mese.
    Lo sport è cagare commenti negativi sopra la Bonelli, ignorando che tipo di azienda è la bonelli editore e che tipo di serietà abbia.
    Son d'accordo che la maggiorparte dei critici e blogger sono splendidi dilettanti, però un poccettino di maggior conoscenza della materia non sarebbe male.
     
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  3. kettyformaggio
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    CITAZIONE (giac- @ 24/6/2010, 15:10)
    Ho commentato di getto direttamente lì...mi ripeto anche qui: chiamare questo elenco abbastanza completo è veramente da superficiali.
    Si citano bancarellai più o meno cialtroni e si dimenticano realtà consolidate tipo Lupo Alberto, Alan Ford, Rainbow, Ed. Paoline.
    Il discorso ha un senso, ma se si parte da una conoscenza così scarsa del mondo editoriale mi cadono le palle fin da subito.
    Potrei dire 1000 cose a proposito dell'avventura editoriale di Lupo Alberto, ma sarebbe meglio iniziare a dire che ricevo uno stipendio regolare da 22 anni.
    Ecco bisognerebbe partire da qui, dalla serietà degli editori, troppo spesso nel web vengono esaltati magnifici signor nessuno, autori di fantasmagorici fumetti da 1000 copie quando va bene, mentre vengono ignorati signori professionisti che da anni di copie ne vendono ben più di mille, ogni mese.
    Lo sport è cagare commenti negativi sopra la Bonelli, ignorando che tipo di azienda è la bonelli editore e che tipo di serietà abbia.
    Son d'accordo che la maggiorparte dei critici e blogger sono splendidi dilettanti, però un poccettino di maggior conoscenza della materia non sarebbe male.

    Giac ha tutte le carte in regola per dire la sua e lo ringrazio moltissimo per averlo fatto. :wub:
    Kinartiani, Giac ha anche avuto il coraggio e la forza di mettere in piedi "l'isola che non c'è", e quindi ha esperienza sia di qua che di là del tavolo dell'editore.
    Vorresti dirci 2 parole due della tua esperienza?
     
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  4. The Brave
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    A getto mi verrebbe da commentare che molti editori non si rendono conto che anche disegnare e sceneggiare è un lavoro, ma in realtà non è così. Credo che molto più semplicemente si cerchi di non pagare per due motivi: il primo è il rischio di impresa, non avendo la certezza che il fumetto venda c'è il rischio di andare immediatamente in perdita pagando il disegnatore. Il secondo è l'avidità, dopotutto perchè ti devo pagare quando posso tenermi i soldi? Ovviamente il secondo motivo è da bastardi.

    Con l'avvio dello studio mi sono finalmente reso conto del peso del rischio di impresa ma solo per questo non significa che bisogna essere disonesti. Un fumetto (ma qualunque prodotto industriale alla fine) è il risultato di un investimento di tempo e risorse di più soggetti, se questo investimento va a buon fine è giusto che TUTTI ricavino il giusto compenso.
    Per quanto normale questo ragionamento sembra ostico alle case editrici italiane.

    Francamente la prima cosa che facciamo noi in studio, dopo che si decide di coinvolgere un disegnatore, è un contratto.
    E iniziamo a produrre il fumetto solo dopo che c'è la certezza (cioè un contratto) della distribuzione, prima lavoriamo a demo.

    E non voglio commentare le risposte ricevute dagli artisti quando scoprono che li trattiamo come esseri umani.
     
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  5. giac-
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    CITAZIONE (kettyformaggio @ 24/6/2010, 15:35)
    CITAZIONE (giac- @ 24/6/2010, 15:10)
    Ho commentato di getto direttamente lì...mi ripeto anche qui: chiamare questo elenco abbastanza completo è veramente da superficiali.
    Si citano bancarellai più o meno cialtroni e si dimenticano realtà consolidate tipo Lupo Alberto, Alan Ford, Rainbow, Ed. Paoline.
    Il discorso ha un senso, ma se si parte da una conoscenza così scarsa del mondo editoriale mi cadono le palle fin da subito.
    Potrei dire 1000 cose a proposito dell'avventura editoriale di Lupo Alberto, ma sarebbe meglio iniziare a dire che ricevo uno stipendio regolare da 22 anni.
    Ecco bisognerebbe partire da qui, dalla serietà degli editori, troppo spesso nel web vengono esaltati magnifici signor nessuno, autori di fantasmagorici fumetti da 1000 copie quando va bene, mentre vengono ignorati signori professionisti che da anni di copie ne vendono ben più di mille, ogni mese.
    Lo sport è cagare commenti negativi sopra la Bonelli, ignorando che tipo di azienda è la bonelli editore e che tipo di serietà abbia.
    Son d'accordo che la maggiorparte dei critici e blogger sono splendidi dilettanti, però un poccettino di maggior conoscenza della materia non sarebbe male.

    Giac ha tutte le carte in regola per dire la sua e lo ringrazio moltissimo per averlo fatto. :wub:
    Kinartiani, Giac ha anche avuto il coraggio e la forza di mettere in piedi "l'isola che non c'è", e quindi ha esperienza sia di qua che di là del tavolo dell'editore.
    Vorresti dirci 2 parole due della tua esperienza?

    ...bah, sarebbe troppo lunga raccontarla tutta...certo che se fossimo riusciti a rimanere in piedi chissà dove sarebbe oggi una rivista con Ortolani, Enoch, Sime, Bonfatti, Cannucciari, Sommacal, Rosenzweig, Lusso cito al volo i primi che mi saltano in testa e omettendo per pudore quelli con cui ho maggiormente stretto amicizia.
    Vendevamo 2000 copie in fumetteria/fiere e altrettante o poco più in edicola ( con una tiratura di 12.000 copie ), oggi possono sembrare "numeroni" ma allora il prezzo molto basso di copertina £2.500 non permise di andare avanti.
    Per la prima volta e credo unica ( a quanto ne so ) agli autori fu proposto un contratto dove si proponeva la divisione degli utili in base alla partecipazione...mi spiego: se la rivista perde, paga l'editore, se pareggia, nessuno becca niente, ma se guadagna qualcosa, questo qualcosa viene diviso in base alla quantità di tavole.
    Se avevi fatto una storia di 6/7 pagine avevi diritto al 10% degli utili ( l'isola aveva 64 pagine ).
    Nessuno ha - ahimè - mai incassato niente però alberghi, fiere, panini - almeno quelli - sono sempre stati pagati...pure il gratta e vinci dal benzinaio ogni volta che si viaggiava! :D
    L'idea primordiale era quella di costituire una cooperativa, ma la complessità della cosa ci fece optare per una più rapida e semplice snc.
    Io e il mio socio in poco più di un anno ci abbiamo rimesso 15 milioni delle vecchie lirette a testa.
    2 o 3 mesi dopo la chiusura mi arrivò una proposta di finanziamento di 200 milioni per continuare ma non si voleva accettare il contratto citato prima, e come sempre pagare il minimo.
    Non se ne fece nulla.
    Altri tempi.
     
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  6. Kira85
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    Io sono dell'opinione che si lavora gratis solo se non ci guadagna nessuno (tipo autoproduzioni, collaborazioni, o in situazioni come l'esperienza di giac dove si cerca di venirsi incontro tutti) o per beneficienza. Ma quella VERA. Nè più nè meno.
    Gli editori o chi per loro devono pagare. E possibilmente pagare quanto basta l'autore perché durante il lavoro non si angosci per le bollette da pagare. Non credo di parlare di cifre da favola. :/
    Chi non paga perché, "poverino", non ha i soldi, va in perdita ecc... doveva pensarci prima e dovrebbe rivedere le sue strategie editoriali. Un conto è l'imprevisto reale per cui ti trovi a non potere realmente pagare l'autore, un altro è che questo atteggiamento sia l'abitudine.
    Chi dice che l'arte non si paga, è, secondo il mio modestissimo parere, o un cretino o qualcuno in malafede. Scusate l'aggressività ma non posso pensarla diversamente.
     
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  7. kettyformaggio
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    CITAZIONE (Kira85 @ 26/6/2010, 12:18)
    Io sono dell'opinione che si lavora gratis solo se non ci guadagna nessuno (tipo autoproduzioni, collaborazioni, o in situazioni come l'esperienza di giac dove si cerca di venirsi incontro tutti) o per beneficienza. Ma quella VERA. Nè più nè meno.
    Gli editori o chi per loro devono pagare. E possibilmente pagare quanto basta l'autore perché durante il lavoro non si angosci per le bollette da pagare. Non credo di parlare di cifre da favola. :/
    Chi non paga perché, "poverino", non ha i soldi, va in perdita ecc... doveva pensarci prima e dovrebbe rivedere le sue strategie editoriali. Un conto è l'imprevisto reale per cui ti trovi a non potere realmente pagare l'autore, un altro è che questo atteggiamento sia l'abitudine.
    Chi dice che l'arte non si paga, è, secondo il mio modestissimo parere, o un cretino o qualcuno in malafede. Scusate l'aggressività ma non posso pensarla diversamente.

    permettimi un applauso di slancio... image

    CITAZIONE (giac- @ 25/6/2010, 13:46)
    CITAZIONE (kettyformaggio @ 24/6/2010, 15:35)
    Giac ha tutte le carte in regola per dire la sua e lo ringrazio moltissimo per averlo fatto. :wub:
    Kinartiani, Giac ha anche avuto il coraggio e la forza di mettere in piedi "l'isola che non c'è", e quindi ha esperienza sia di qua che di là del tavolo dell'editore.
    Vorresti dirci 2 parole due della tua esperienza?

    ...bah, sarebbe troppo lunga raccontarla tutta...certo che se fossimo riusciti a rimanere in piedi chissà dove sarebbe oggi una rivista con Ortolani, Enoch, Sime, Bonfatti, Cannucciari, Sommacal, Rosenzweig, Lusso cito al volo i primi che mi saltano in testa e omettendo per pudore quelli con cui ho maggiormente stretto amicizia.
    Vendevamo 2000 copie in fumetteria/fiere e altrettante o poco più in edicola ( con una tiratura di 12.000 copie ), oggi possono sembrare "numeroni" ma allora il prezzo molto basso di copertina £2.500 non permise di andare avanti.
    Per la prima volta e credo unica ( a quanto ne so ) agli autori fu proposto un contratto dove si proponeva la divisione degli utili in base alla partecipazione...mi spiego: se la rivista perde, paga l'editore, se pareggia, nessuno becca niente, ma se guadagna qualcosa, questo qualcosa viene diviso in base alla quantità di tavole.
    Se avevi fatto una storia di 6/7 pagine avevi diritto al 10% degli utili ( l'isola aveva 64 pagine ).
    Nessuno ha - ahimè - mai incassato niente però alberghi, fiere, panini - almeno quelli - sono sempre stati pagati...pure il gratta e vinci dal benzinaio ogni volta che si viaggiava! :D
    L'idea primordiale era quella di costituire una cooperativa, ma la complessità della cosa ci fece optare per una più rapida e semplice snc.
    Io e il mio socio in poco più di un anno ci abbiamo rimesso 15 milioni delle vecchie lirette a testa.
    2 o 3 mesi dopo la chiusura mi arrivò una proposta di finanziamento di 200 milioni per continuare ma non si voleva accettare il contratto citato prima, e come sempre pagare il minimo.
    Non se ne fece nulla.
    Altri tempi.

    Grazie per la testimonianza di quello che hai affrontato!
    Prima di tutto devo dire complimenti per il coraggio. Avete investito, è andata male, ma mi pare di capire che era un investimento chiaro e limpido. Ci avete investiito tutti e il fatto che tu ci dica qui senza problemi soldi e tirature significa che eri molto sincero anche con i tuoi autori (che hai spesato in trasferte e fiere!!) e questo lo apprezzo.
     
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  8. kettyformaggio
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    La discussione continua nei vari blog. Spero che ne parlino più autori possibile e che gli esordienti ascoltino con attenzione.

    Questa volta nel blog di Marco Ficarra
    http://marcoficarra.wordpress.com/2010/06/...re-sul-fumetto/

    CITAZIONE
    Scommettere sul fumetto!


    Mi sembra molto interessante la discussione aperta intorno alla figura professionale dell’autore di fumetti che leggo in alcuni blog. Figura che solo in piccola parte è retribuita per il suo lavoro. Sappiamo bene che chi percepisce una retribuzione solitamente lavora per prodotti seriali oppure stiamo parlando di Milo Manara. Infatti, il mestiere dell’autore di libri a fumetti è legato quasi esclusivamente alle famose royalties. Le case editrici danno come assodato il fatto di non dover pagare gli autori. L’investimento per loro è la stampa del libro. Se gli editori pagassero gli autori, quante copie dovrebbero vendere per arrivare alla fatidica soglia di pareggio? Adesso sono abituati a quella media di circa 500 copie che garantisce il rientro dalle spese. Questa cattiva abitudine di non pagare gli autori ha fatto si che gli editori non si occupano più di vendere i loro libri ma solo di stamparli, mandarli al distributore che li incalza per avere le novità e alimentare un mercato quasi morto con libri che dopo appena due tre mesi sono già vecchi. I libri vanno promossi e mantenuti in vita fino al loro esaurimento e se necessario alla ristampa successiva. Per fare ciò devono cambiare diverse cose, prima di tutto gli editori dovrebbero pretendere dai distributori una diversa politica sulle vendite, cioè, il libro non muore dopo due mesi ma solo se è un insuccesso. Poi devono puntare sulla promozione sia del libro sia dell’autore stesso. La promozione deve essere rivolta a un pubblico nuovo e non esclusivamente a quello del fumetto. Dobbiamo allargare il pubblico del mondo dei balloon. Non so se il modo giusto per cambiare la rotta dell’editoria è di dare una giusta retribuzione per il lavoro fatto dagli autori, sicuramente potrebbe essere un primo passo. Oppure per cominciare azzardo una proposta, si potrebbe alzare la fatidica soglia dell’8% delle royalties al 20% dopo le prime X copie vendute? Se gli editori in Italia si parlassero tra loro potrebbero ipotizzare di trasformare dalla loro il rapporto di forza in questo momento tutto sbilanciato verso i distributori e imporre loro che alle prime X copie vendute saranno trattenute una percentuale più bassa. Insomma, chiedere al distributore di fare un investimento sulla lunga durata del libro. Anche lui guadagnerà vendendo più copie dello stesso libro. Questi sono alcune idee che lancio sull’argomento, la scommessa per tutti è aumentare le vendite. Maggiore promozione e più rispetto per gli autori. Se il ruolo degli autori in questo momento non è al suo massimo splendore, quello dei service editoriali o semplicemente quello dei letteristi è arrivato a un punto critico oltre il quale è difficile pensare a un futuro per questo settore. Basta dire che le cifre pagate oggi, rispetto a quelle prima dell’euro, si aggirano a un terzo o addirittura ancora meno. Tutto ciò, anche se inizialmente porterà a un risparmio per gli editori, comporterà una riduzione della qualità e delle competenze a danno di un possibile aumento di pubblico o addirittura a calo delle vendite. Gli editori, quelli piccoli e quelli grandi, si stanno suicidando lentamente e con loro si portano dietro tutto il comparto del fumetto. Un suggerimento agli editori: fronte comune verso i distributori, vendita on line e investimento sulla promozione e sulla qualità, perché è proprio nei momenti di crisi che bisogna scommettere sul futuro.

    Ho messo in evidenza in grassetto le parti che intendo sottolineare.
    Secondo me ha centrato il punto: gli editori che non pagano gli artisti puntano solo ad aumentare il numero delle testate e non a vendere più copie, e in questo modo cala la qualità e calano anche i lettori. E lo dico perchè nella mia esperienza di fumetto è così. Gli editori, anche quelli più grandi, puntano pochissimo sulla promozione.

     
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  9. kettyformaggio
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    E anche Diego Cajelli dice la sua...

    CITAZIONE
    venerdì, giugno 25, 2010
    Non al denaro, non all'amore nè al fumetto.
    http://diegozilla.blogspot.com/2010/06/non...more-ne-al.html

    Okay. Avevo promesso di tenermi alla larga dalle polemiche periodiche che scoppiano nel fumettomondo. Però una ogni tanto, dai… Come uno che ha smesso di fumare, ma una ogni tanto, dai… Accendila.
    Fatto sta che in questi giorni è detonata una discussione a cavallo di diversi blog, a proposito di compensi, salari, autori, editori, ecchenoncisicampa, e di colpe e doveri, oneri e onori.
    La discussione è molto articolata, se la vuoi seguire puoi partire da qui e viaggiare sui vari link.
    Trovo tutto molto interessante. Ci sono dei punti di vista che condivido, altri meno, altri per niente, ma rimane il fatto che molte delle argomentazioni sul piatto sono stuzzicanti.
    Non sono un editore, e non riesco a osservare la cosa da quel punto di vista.
    Nel mio limitato guardare, il mio punto di vista è quello di autore. Ovvero: ho un fortissimo vizio di forma iniziale. Perdonami.
    In più scrivo e non disegno. Riesco a comprendere fino a un certo punto le problematiche dei disegnatori. Dirò cose rivolte a chi sceneggia, perdonami ancora.
    Facciamo finta che il fumetto sia una bilancia. Su un piatto c’è il lato artistico. E’ pieno di talento, arte, idee, sperimentazioni, storie, plot e tutto quello che ti pare inerente a quel lato lì.
    Sull’altro piatto c’è il lato industriale. E’ pieno di redazioni, di tipografie, di distributori, di conti, marketing, e tutto quello che ti pare inerente a quel lato lì.
    Il bilanciamento perfetto è cosa rara. Spesso uno dei due piatti pesa di più dell’altro.
    Le conseguenze sono ovvie: Se il maggior peso ce l’ha lato artistico, libertà, sperimentazione, eccetera, avremo un lato industriale più debole. Poco o zero compenso. Se è il lato industriale a pesare, la faccenda economica aumenta, ma bisogna rimanere saldamente nella linea editoriale del tal editore e non sgarrare di una virgola. Poi, come in tutte le cose, ci sono le eccezioni totali che confondono la regola.
    L’errore è nel valutare questa situazione come giusta o sbagliata. Il lago di Como non può essere giusto o sbagliato. Non puoi dire: starebbe meglio in Molise. Il lago di Como c’è. Basta. Quella è la realtà, punto. Che sia giusta o sbagliata è una menata che ti fai se decidi che con quella realtà non vuoi farci i conti.
    Ah, scusami. Io parto dal concetto che “fumetto” è quella cosa che stampata o a schermo, qualcuno 1- la trova. 2- la compra. 3- la legge. Se per te il “fumetto” è la pentola degli gnomi sotto l’arcobaleno, un teorema ipotetico, un veicolo puramente concettuale, allora prima ho detto cazzate.
    Troviamoci una sera a Xanadu che ti faccio vedere come controllo le lumache con la forza del pensiero.
    Mentre, se ho voglia di fare i conti con la realtà, diventa chiaro che di fronte a quella bilancia dovrò lavorare il doppio. Alcune cose le farò mettendo più peso sul lato artistico, altre cose le farò mettendo più peso sul lato industriale. Doppio binario.
    Alcune cose si fanno perché il daimon platonico che è dentro di te ti urla di farle, altre si fanno perché fare fumetti è il tuo lavoro e le devi fare.
    Non saranno cose tue, non saranno personaggi tuoi, ci sarà qualcuno che ti dirà: non va bene correggi, ma è il tuo lavoro e lo devi fare.
    Mio cugino Carlo aveva aperto una carrozzeria. Accettava solo muscle car americane costruite tra il 1965 e il 1975. Gli piacevano tantissimo e secondo lui erano le macchine più belle del mondo. Ha chiuso.
    Io sono fortunatissimo. Mi bacio i gomiti tutte le volte che li ho a tiro perché anche quando faccio personaggi non miei, come Dampyr o Diabolik, mi piace un casino farli.
    Forse perché sono così pirla che fare fumetti mi affascina, e non sono affascinato da me stesso che faccio fumetti. Purtroppo, non è esattamente la stessa cosa.
    E' chiaro che il discorso del doppio binario non può funzionare per tutti. Anzi, qualcuno è così fortunello che non ne ha nemmeno bisogno, e qualcun'altro è in difficoltà di fronte a materiali narrativi non suoi.
    Ma nessuno ha mai detto che fare fumetti sarebbe stata una passeggiata.

    e poi anche questo post...

    CITAZIONE
    lunedì, giugno 28, 2010
    A Dallas siamo tutti più magri.
    http://diegozilla.blogspot.com/2010/06/dal...-piu-magri.html

    Questo post, e la mia risposta cumulativa ai commenti al post qui sotto.
    Sono contento la discussione proceda su un livello civile. Non è poca cosa nel fumettomondo internettoso italico.
    Ho l’impressione, purtroppo, che nei confronti del fumetto ci sia una percezione che viaggia su diversi gradi di sottovalutazione.
    Ho detto che fare fumetti non è facile.
    Se qualcuno, in una scuola, in una conferenza, in uno stand, o dove ti pare ha sostenuto il contrario ha detto cazzate.
    Il problema vero però, non è che qualcuno dica cazzate.
    Il problema vero è che qualcuno ci creda, e con il fumetto, evidentemente succede.
    Se qualcuno ti dice che è facile vivere suonando la chitarra, o facendo l’attore, o cercando di fare il regista, se hai un po’ di sale in zucca sorridi e lo mandi a quel paese.
    Se te lo dice dei fumetti invece ci credi.
    Perché?
    Perché allora è vero, è vero che perlomeno inconsciamente, anche per chi li fa o li vuole fare o li vuole editare, i fumetti sono una cazzata.
    Giusto per allargare il discorso agli editori dell’ultimo secondo…
    Quante case di produzione cinematografiche sono state fondate da qualcuno a cui piaceva da matti il cinema ma non aveva una lira? Pochine, vero?

     
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  10. filodichina
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    Seguo con interesse la discussione. Molto interessante è quanto detto sul blog di Michele Petrucci.

    Ma gli editori stampano solo 500-1000 copie di un nuovo fumetto???
    Siamo al livello di "print on demand" quasi...

    Spero che la discussione che si vuole intavolare a Lucca sia pubblica, mi piacerebbe molto seguirla.
     
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  11. kettyformaggio
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    Luigi Siviero su House of mistery spiega un meccanismo molto deleterio per il fumetto che opera il distributore di fumetti PAN distributore. Non lo sapevo proprio!
    http://house-of-mystery.blogspot.com/2010/...el-mancato.html

    CITAZIONE
    E' il noto problema dei "distributori che non distribuiscono". In particolare il modo in cui è organizzato Pandistribuzione finisce con lo scoraggiare i
    riordini. Pan distingue fra fumetti disponibili in magazzino (semaforo verde), esauriti (rosso) e non esauriti ma non disponibili nel suo magazzino (semaforo giallo).
    Molti fumetti restano congelati nella categoria "non esauriti ma non disponibili nel suo magazzino" anche per mesi o anni.
    Cosa succede?
    La fumetteria riordinano il fumetto contrassegnato dal semaforo giallo. Il distributore, prima di reperire il fumetto presso l'editore, aspetta che i riordini raggiungano un livello congruo. Fino a che i riordini non raggiungono quel livello, il distributore non trasmette l'ordine all'editore.
    C'è una grave conseguenza. Molte fumetterie rifiutano di riordinare i fumetti contrassegnati dal semaforo giallo perché hanno paura che l'intervallo fra il riordino e la consegna del fumetto sia troppo lungo.
    Temo che non ci sia una soluzione a questo problema. L'obiettivo di Panini Comics è che la tiratura dei suoi fumetti vada esaurita il giorno stesso dell'uscita. Il magazzino è visto come un deposito dove parcheggiare gli errori di tiratura.
    Mi pare che sia stata adottata la stessa filosofia della casa editrice anche per il distributore. Pandistribuzione è principalmente un distributore di novità; la possibilità dei riordini c'è ma è secondaria.

     
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  12. :Mahun:
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    Questa situazione mi preoccupa davvero tantissimo.
    Ma si potrebbe avere i dettagli delle case editrici che non pagano?
    Io penso che comunque un esordiente senza esperienza alcuna né fama non può pretendere di più.
     
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  13. KoShiatar
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    Questa storia è uscita con Emanuela Lupacchino. Il suo consiglio è: rifiutate, i lavoro pagati arrivano. Così è stato per lei, e devo dire anche per me (per quanto mi paghino poco assai).
    Io trovo che non farsi pagare voglia dire 1)sminuire il valore del proprio lavoro (a meno che tu non lo faccia come favore ad amici o come regalo) e 2) alimentare il sistema degli editori che non pagano!
    Vuoi che lavori? Mi paghi. Stop. Non lavora gratis nemmeno la donna delle pulizie, perché dovrei farlo io, con un lavoro che richiede skill che non tutti hanno?

    Va detto che mi permetto di fare questo discorso perché ho un lavoro di 8 ore al giorno che mi mantiene e mi permette molti sfizi, tra cui quello di non impazzire per cercare visibilità tramite la pubblicazione gratis perché se rimango 6 mesi senza incarichi, pazienza.
    Però... se anche un fumettista professionista lavora gratis... non mangia esattamente come se non lavorasse, giusto? E anche la cosiddetta visibilità di solito in questo mondo non vale nulla se poi non hai gli agganci giusti. Quindi che lo si fa a fare?
     
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  14. kettyformaggio
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    CITAZIONE (:Mahun: @ 29/6/2010, 12:00)
    Questa situazione mi preoccupa davvero tantissimo.
    Ma si potrebbe avere i dettagli delle case editrici che non pagano?
    Io penso che comunque un esordiente senza esperienza alcuna né fama non può pretendere di più.

    Esordiente senza esperienza ne fama?
    No, non hai capito. Se tu esordiente ti sei allenato abbastanza per saper disegnare un fumetto devi pretendere di più.
    Altrimenti resti ad allenarti sulla tua scrivania o nella tua scuola di fumetto ancora un pò. Accettare compromessi per una pubblicazione che non porta a NULLA è soltanto dannoso, anche per l'esordiente!

    Cioè l'esordiente vicino alla qualità professionale di disegno accetta di pubblicare gratis e la casa editrice che lo sfrutta promette visibilità, ma MENTE, perchè?

    - il tuo fumetto pubblicato da Xeditore verrà stampato in una 50 di copie se va di lusso, e lo comprerai solo tu e i tuoi parenti
    - Xeditore non ha soldi da spendere con te, figurarsi se spende tempo a correggere i tuoi errori e a migliorati, come farebbe qualsiasi casa editrice pagante con un editing vero, quindi tu esordiente non impari NULLA da questa esperienza
    - se l'esordiente va con il suo fumetto pubblicato da Xeditore in mano da una casa editrice seria, la casa editrice seria non terrà in minimo conto quella pubblicazione, perchè sa PERFETTAMENTE che l'esordiente è passato da Xeditore solo per fare numero nel catalogo dei titoli pubblicati.


    Più chiaro di così non so dirlo.
     
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  15. :Mahun:
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    CITAZIONE (kettyformaggio @ 29/6/2010, 12:32)
    CITAZIONE (:Mahun: @ 29/6/2010, 12:00)
    Questa situazione mi preoccupa davvero tantissimo.
    Ma si potrebbe avere i dettagli delle case editrici che non pagano?
    Io penso che comunque un esordiente senza esperienza alcuna né fama non può pretendere di più.

    Esordiente senza esperienza ne fama?
    No, non hai capito. Se tu esordiente ti sei allenato abbastanza per saper disegnare un fumetto devi pretendere di più.
    Altrimenti resti ad allenarti sulla tua scrivania o nella tua scuola di fumetto ancora un pò. Accettare compromessi per una pubblicazione che non porta a NULLA è soltanto dannoso, anche per l'esordiente!

    Cioè l'esordiente vicino alla qualità professionale di disegno accetta di pubblicare gratis e la casa editrice che lo sfrutta promette visibilità, ma MENTE, perchè?

    - il tuo fumetto pubblicato da Xeditore verrà stampato in una 50 di copie se va di lusso, e lo comprerai solo tu e i tuoi parenti
    - Xeditore non ha soldi da spendere con te, figurarsi se spende tempo a correggere i tuoi errori e a migliorati, come farebbe qualsiasi casa editrice pagante con un editing vero, quindi tu esordiente non impari NULLA da questa esperienza
    - se l'esordiente va con il suo fumetto pubblicato da Xeditore in mano da una casa editrice seria, la casa editrice seria non terrà in minimo conto quella pubblicazione, perchè sa PERFETTAMENTE che l'esordiente è passato da Xeditore solo per fare numero nel catalogo dei titoli pubblicati.


    Più chiaro di così non so dirlo.

    Ci sono casi editrici aperte agli esordienti assolutamente sconosciuti? Mi risulta difficile crederlo. Quali sono?
     
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859 replies since 14/6/2010, 18:27   25270 views
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