IL MALE: Si pagano o no gli artisti?

Tavola Rotonda fra autori

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  1. ilcontedicagliostro
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    CITAZIONE
    Io non credo che le conclusioni di Mario fossero "non bisogna pagare gli autori"

    Nemmeno le mie lo sono.

    CITAZIONE
    ma "non vale la pena di puntare su produzioni italiane, perchè non rendono".

    La mia invece è diversa "vale sempre la pena puntare sulle produzioni anche se vendono solo 50 copie, perchè è il valore dell'autore e dell'opera a contare più delle possibili vendite.

    CITAZIONE
    Non si tratta di un'editore che ti dice: ok ti pubblico 30/50 copie e tu lavori gratis.

    Non ci sedimentiamo su questa storia delle 30/50 copie. Il mio discorso è diverso: Ti pubblico perchè tu e la tua storia valete e ti pubblicherò il tuo libro finchè ci saranno richieste, finchè il libro avrà vita, sia questa vita lunga 50, 500 o 5000 copie. Ogni volta che il tuo libro verrà richiesto da qualcuno, il tuo libro esisterà. Questa è la filosofia del print on demand e questa è anche la nostra filosofia. E tu autore prenderai le royalties su ogni singola copia venduta di queste 50, 500 o 5000 copie. Se il tuo libro vende, e io mi sbatto per venderlo, allora guadagni anche tu. Ma se il tuo libro non vende più, non ha più vita, io non mi trovo costi di magazzino e copie invendute da accatastare. Se io vado in fiera e so che in fiera il tuo libro potrebbe vendere, secondo la mia espeienza, 20 copie, allora prendo e ne confeziono 40 e me le porto. Quando torno ne ho venduto solo 20 copie come pensavo? Bene, 20 copie sono già pronte e a disposizione di ordini di distributori, acquisti on line o la fiera della prossima settimana che magari è più piccola di quella della settimana precedente.

    CITAZIONE
    Questo è un comportamento chiaro e coerente, dal mio punto di vista.

    Ritorniamo sempre alla partenza come nel gioco dell'oca.
    Il comportamento chiaro è coerente è spiegare e indicare tutto nelle condizioni di pubblicazione indicate nel contratto. Nel contratto di Cagliostro E-Press è scritto chiaramente che non esiste una tiratura minima e che il volume è stampato in print on demand. Io editore ti propongo un contratto di edizione.

    Tu autore lo leggi, lo comprendi e lo firmi. Non c'è altro. Ne prima e ne dopo.

    Ti propongo di pubblicare gratis? Ti spiego perchè? Tu accetti le mie condizioni? Ok. Non c'è altro ne prima e ne dopo.
     
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  2. Enry84
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    CITAZIONE (ilcontedicagliostro @ 11/8/2010, 22:34)
    Ti pubblico perchè tu e la tua storia valete e ti pubblicherò il tuo libro finchè ci saranno richieste, finchè il libro avrà vita, sia questa vita lunga 50, 500 o 5000 copie. Ogni volta che il tuo libro verrà richiesto da qualcuno, il tuo libro esisterà. Questa è la filosofia del print on demand e questa è anche la nostra filosofia.

    Il punto è che non vi presentate come un print on demand. Se un autore vuole un print on demand per l'autoproduzione, usa lulu o altre realtà simili. Se ci si rivolge a un editore, si hanno aspettative diverse. Chiaro che poi ci sarà chi si presterà a lavorare gratis pur di pubblicare qualcosa, o di percepire (ma anche no) una percentuale minima sul (risibile) numero di copie vendute. Ma il fatto che "succeda" non significa che sia corretto così. Come in qualunque altro ambito, il lavoro va retribuito, e va retribuito il giusto. Se una fabbrica non può permettersi di pagare altri operai, non ne assume di nuovi dicendogli: ora lavori gratis, ma un giorno forse chissà! Non assume altri operai e basta. E chi vuole lavorare va altrove.

    Comunque sia, io personalmente apprezzo in ogni caso la chiarezza, ossia i patti chiari fin dall'inizio, che mi diano la possibilità di ritirarmi se penso non siano giusti. Il problema è che diversi editori promettono una cosa e poi, terminato il lavoro, ti piantano in asso. Interessantissimo il discorso di prima sui contratti ma... avercelo, il contratto. Sarebbe già un gigantesco passo avanti. :(
     
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  3. Chas
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    buonasera.

    sono un utente di comicus, il nick è lo stesso, faccio il leguleio ma NON mi occupo di diritto di autore

    premetto che ho stima di alessandro bottero, mentre NON conosco giorgio messina

    però uno dei suoi precedenti post mi solleva un dubbio, dubbio che vale per lui come per tutte le altre realtà editoriali che sono Associazioni culturali (che dio le rimeriti e le conservi)

    se facciamo la distinzione fra autori professionisti e "amatoriali", ivi intendosi fra i primi coloro che "ci campano" e fra i secondi quelli che no...perché non facciamo la stessa distinzione fra editori e quelli che no?

    perché è chiaro che se io ho come finalità quella della promozione e diffusione del fumetto italiano NON ho quella di produrre utili, cosa diversa, ulteriore e, dal mio personale punto di vista, aliena dalla prima

    un'Associazione, avente quella finalità, può al massimo porsi il problema del pareggio, e allora posso capire che proponga contratti a zero o minimo guadagno agli Autori.

    un Editore non può e non deve farlo, se no è un padrone delle ferriere, che guadagna utili sfruttando il lavoro altrui...e deve essere stigmatizzato e additato al pubblico ludibrio

    quindi mi pare che il problema debba essere posto altrimenti

    se lavoro per un'Associazione culturale, posso accettare di essere retribuito solo una volta che l'Associazione abbia raggiunto il break even point

    se lavoro per un Editore NON DEVO FARLO!

    allora, come capiamo se siamo di fornte a un Editore con scopo di lucro e un'Associazione CHE NON DEVE AVERLO? (codice civlie, tribunali e mazze ferrate a parte)
     
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  4. ilcontedicagliostro
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    CITAZIONE
    Il punto è che non vi presentate come un print on demand. Se un autore vuole un print on demand per l'autoproduzione, usa lulu o altre realtà simili.

    Il print on demand è una tecnica di stampa razionalizzata.

    Lulù è un service specializzato in print on demand. Io vado da Lulu, invio il mio file, pago e ottengo le copie.

    Noi facciamo editoria non a scopo di lucro usando il print on demand. Visioniamo il progetto, lo approviamo, lo seguiamo, lo supervisioniamo, lo impaginiamo, lo stampiamo, lo pubblichiamo, lo promuoviamo, lo valorizziamo e l'autore non paga questi servizi, ma anzi è inserito in un contesto di indirizzo atto a cercare di dare strumenti e competenze.
    CITAZIONE
    Se ci si rivolge a un editore, si hanno aspettative diverse. Chiaro che poi ci sarà chi si presterà a lavorare gratis pur di pubblicare qualcosa, o di percepire (ma anche no) una percentuale minima sul (risibile) numero di copie vendute. Ma il fatto che "succeda" non significa che sia corretto così. Come in qualunque altro ambito, il lavoro va retribuito, e va retribuito il giusto. Se una fabbrica non può permettersi di pagare altri operai, non ne assume di nuovi dicendogli: ora lavori gratis, ma un giorno forse chissà! Non assume altri operai e basta. E chi vuole lavorare va altrove.

    Quando invece metti a disposizione di una associazione la tua professionalità senza retribuzione si chiama volontariato. Non è sfruttamento, è volontariato, perchè la natura dell'associazione è quella di essere no profit. E no profit vuol dire che nessuno ci guadagna prendendosi gli utili e/o sfruttando il lavoro altrui. Quando qualcuno anche io stesso impiego il mio tempo e le mie competenze per seguire autori, progetti, impaginare libri, letterare ecc. ecc. lo faccio senza alcuna retribuzione alcuna, lo faccio come volontariato. Tanto è vero che le associazioni "retribuiscono" sotto forma di rimborso spese. La filosofia che c'è dietro all'associazionismo è molto diversa rispetto a quella che c'è dietro lo scopo commerciale che è votato al profitto. L'obiettivo delle associazioni non è quello di produrre capitale e utili, ma quello di raggiungere il lo scopo culturale che si sono prefissate, tipo la diffusione del fumetto nel nostro caso. Gli editori a scopo commerciale hanno invece lo scopo di creare utili da quello che producono, cioè i libri.
    Riassumendo e cercando di semplicifare.
    Le associazioni culturali fanno un libro per il valore culturale legato legato allo scopo associativo e gli introiti servono a autofinanziare l'attività culturale e se è possibile a dare una retribuzione sotto forma di rimborso spese con ritenuta d'acconto ai propri collaboratori/volontari.
    CITAZIONE
    Comunque sia, io personalmente apprezzo in ogni caso la chiarezza, ossia i patti chiari fin dall'inizio, che mi diano la possibilità di ritirarmi se penso non siano giusti. Il problema è che diversi editori promettono una cosa e poi, terminato il lavoro, ti piantano in asso.

    Esistono anche editori piantati in asso dagli autori e non perchè l'editore non era serio.

    CITAZIONE
    premetto che ho stima di alessandro bottero, mentre NON conosco giorgio messina

    Stimiamo entrambi la stessa persona, questo è già un buon punto di incontro anche se non ci conosciamo.
    CITAZIONE
    se facciamo la distinzione fra autori professionisti e "amatoriali", ivi intendosi fra i primi coloro che "ci campano" e fra i secondi quelli che no...perché non facciamo la stessa distinzione fra editori e quelli che no?

    Certo, la distinzione anzi aiuterebbe.
    Chiediamo giustamente aiuto al vocabolario della lingua italiana. Editore vuol dire:

    CITAZIONE
    chi stampa e pubblica libri, riviste o musica, a scopo commerciale

    Il nocciolo della differenza è tutto nello scopo di lucro o no.

    La distinzione che si può fare riallacciandomi a quanto dicevo sopra potrebbe essere questa:
    Associazioni che svolgono attività divulgativa stampando pubblicazioni (no profit);
    Editori (a scopo di lucro).

    A noi non crea alcun problema nemmeno dire che la nostra associazione è amatoriale. Questo aggettivo non sminuisce quello che facciamo, anzi. E poi essere amatoriali non esclude che si faccia una cosa con cura professionale.

    CITAZIONE
    perché è chiaro che se io ho come finalità quella della promozione e diffusione del fumetto italiano NON ho quella di produrre utili, cosa diversa, ulteriore e, dal mio personale punto di vista, aliena dalla prima

    un'Associazione, avente quella finalità, può al massimo porsi il problema del pareggio, e allora posso capire che proponga contratti a zero o minimo guadagno agli Autori.

    Il primo fine di una associazione è quello di raggiungere lo scopo culturale che si è preffisata, come dicevo prima. Il secondo però è quello di autofinanziarsi per non gravare solo sui contributi dei soci. Gli utili servono solo per autofinanziare nuove attività dell'associazione, pagare i fornitori e le spese e se è possibile rimborsare le spese ai collaboratori/volontari.
    CITAZIONE
    un Editore non può e non deve farlo, se no è un padrone delle ferriere, che guadagna utili sfruttando il lavoro altrui...e deve essere stigmatizzato e additato al pubblico ludibrio

    Se a farlo è una società di capitale, hai perfettamente ragione. Condivido.
    CITAZIONE
    se lavoro per un'Associazione culturale, posso accettare di essere retribuito solo una volta che l'Associazione abbia raggiunto il break even point

    se lavoro per un Editore NON DEVO FARLO!

    Come sopra. Se l'editore è una società di capitale, concordo pienamente.
    CITAZIONE
    allora, come capiamo se siamo di fornte a un Editore con scopo di lucro e un'Associazione CHE NON DEVE AVERLO? (codice civlie, tribunali e mazze ferrate a parte)

    Io non ho mai nascosto che Cagliostro è una Associazione culturale e la cosa è indicata anche chiaramente sul sito. Nei siti degli editori solitamente è indicata la loro forma societaria. Direi anche che gli editori del mondo del fumetto sono massimo 50 e che si sa chi è una srl, chi è un associazione culturale e chi usa la propria personale partita iva per fare l'editore.

    Le associazioni comunque sono davvero poche rispetto agli editori "commerciali".

    Aggiungo che nei libri di un editore si dovrebbe trovare indicato anche chiaramente la sua forma societaria.

    Spero di avere risposto ai tuoi dubbi.

    Edited by ilcontedicagliostro - 12/8/2010, 02:35
     
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  5. MicGin
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    Il profilo di una singola associazione non va confuso con tutte le associazioni.

    Anche qui, ma dovrebbe essere la scuola, sarebbe utile conoscere come il nostro diritto regolamenta questa categoria di soggetti, definiti dal codice civile "persone giuridiche", per differenziarle dalle "persone fisiche" che siamo noi persone vere!

    Le associazioni sono "aggregazioni" di persone, almeno due, che si accordano per perseguire uno scopo e si accordano su delle regole di gestione interna.

    Qui parliamo di scopi come la promozione del fumetto e dei suoi autori.
    Questo scopo non comporta, per venire subito al punto, che l'autore non debba essere retribuito.

    L'assenza di scopo di lucro di un'associazione non è in contrasto con l'erogazione di compensi agli autori.
    Certo non è neanche obbligatoria.
    Dipende dalle finalità dell'Associazione. Dipende da come è gestita. Dipende anche dalle capacità, dall'intelligenza, dalla creatività di chi la gestisce. Anche dall'onestà naturalmente.
    (sia chiaro che sto parlando in generale)

    E qui mi riallaccio ai vari commenti che indicavano come importante conoscere le condizioni e condividere con l'associazione "editrice" un contratto, scritto o verbale che sia.
    Oltre a conoscere prima le condizioni, e quindi rispettarle una volta sottoscritte (firma o simbolica stretta di mano che sia) bisogna però fissare comunque alcuni paletti:
    - un'associazione può benissimo retribuire gli autori, anche bene (il Cfapaz l'ha fatto in diverse occasioni e lo fa ancora oggi - dipende da alcune circostanze come raggiungimento di un pareggio delle spese tipografiche o dalla disponibilità di risorse e ricavi specifici - in alcuni casi abbiamo potuto pagare 125 euro lordi a tavola)
    - nel caso non possa o non voglia (atteggiamenti legittimi), è importante che ci sia chiarezza con l'autore sul progetto di edizione: tiratura, promozione, editing, resi etc.
    - si sconsiglia vivamente di lasciare all'associazione editrice che pubblica a titolo gratuito la disponibilità dei diritti oltre la prima edizione. un conto è pubblicare amichevolmente un'unica volta. Può essere nell'interesse dell'autore. Un conto è ritrovarsi ristampato o riadattato o trasposto una propria opera più volte, senza percepire più diritti.
    - si sconsiglia vivamente la cessione degli originali, a meno che l'associazione editrice (ma anche l'editore) non li paghino a parte.
    - si consiglia di verificare bene come l'associazione promuove i propri prodotti: a quali fiere partecipa, come promuove il catalogo, quali circuiti distributivi utilizza.
    - si consiglia di verificare come l'associazione aiuta l'autore a partecipare alle fiere, se collabora nel trovare alloggio, se ne finanzia la partecipazione (il Cfapaz ha seguito criteri diversi, ma ha spesso corrisposto rimborsi totali o parziali agli autori pubblicati, più ovviamente sempre i pass)
    - inoltre un piccolo suggerimento: chiedete all'associazione copia dell'atto costitutivo e dello statuto. se non hanno niente da nascondere ve li daranno senza problemi. se faranno storie o prenderanno scuse, state in guardia. una volta consegnati o messi a disposizione questi documenti, guardateli con attenzione. Fatevi anche dire chiaramente chi è il responsabile legale dell'associazione, da quanto tempo è in carica e quando scadrà il suo mandato, e chiedete al vostro interlocutore di qualificarsi chiaramente, nel caso non sia il legale rappresentante. Sono tutte informazioni DOVUTE.
    Non è invece dovuta la consegna del proprio bilancio e la visione delle scritture contabili, dovuta e obbligatoria invece nei confronti degli associati.

    Nel caso l'associazione non garantisse quanto elencato sopra, credetemi, diffidate! E fate un pensierino all'autoproduzione.

    a disposizione per ogni chiarimento ulteriore.
     
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  6. kettyformaggio
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    Grazie a tutti per aver reso così interessante questa discussione!
     
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  7. Enry84
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    Grazie mille per queste informazioni interessanti e preziose! D'ora in avanti ci farò attenzione quando avrò a che fare con le associazioni! :D
     
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  8. MicGin
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    CITAZIONE (Enry84 @ 12/8/2010, 08:52)
    Grazie mille per queste informazioni interessanti e preziose! D'ora in avanti ci farò attenzione quando avrò a che fare con le associazioni! :D

    caro enry84
    ne approfitto per una precisazione necessaria per evitare fraintendimenti.
    non ho invitato a diffidare delle associazioni, così come non inviterei né a diffidare degli editori, né degli autori.
    ho invece suggerito di tenere ben presente alcuni paletti e stare attenti ai comportamenti delle persone a cui vi rivolgete.
    può bastare un breve colloquio per capire che aria tira.
    e nessuno può obbligarvi a "firmare" nulla fino a quando non vi sentite sicuri.

    ne approfitto per un'altra precisazione.
    in questi dibattiti, ogni soggetto, ovviamente, tende ad esaltare il proprio apporto. l'editore che ci mette i soldi e rischia, l'autore che ci ha messo il tempo e il proprio talento etc..
    rendiamoci allora conto che tutti ci mettono qualcosa di indispensabile.
    senza l'autore non c'è l'opera
    senza l'editore non c'è il prodotto
    senza la tipografia il prodotto non assume la sua forma fisica
    senza il distributore il prodotto non è diffuso
    etc.
    quindi tutti hanno diritto ad essere rispettati per il proprio lavoro, a patto naturalmente che si rispetti la legalità e una giusta dose di etica morale e professionale.

    ps l'autoproduzione riunisce tutte le funzioni ed è ovviamente possibile e auspicabile ma non può andare oltre certi limiti
     
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  9. Enry84
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    Tranquillo, non intendevo dire che sarò particolarmente diffidente verso le associazioni, ma che hai esposto dei punti che terrò ben presenti (anche se un po' di diffidenza generalizzata temo si sviluppi al di là della volontà specifica...) :)
    So benissimo che ogni apporto è indispensabile. Il problema è che l'autore, soprattutto se sconosciuto, spesso è considerato un po' l'ultima ruota del carro. O almeno questa è la mia sensazione, basata sulla mia (limitata) esperienza. :)

    (Ps: sono una lei ùwù)
     
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  10. Luca Erbetta
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    Vorrei ringraziare Marco Taccolini per la completezza con la quale ha esposto la situazione delle Edizioni Arcadia.
    Mi dispiace molto per la tragica situazione che hai esposto, e spero che altri vostri prodotti non siano in una situazione così pessima.
    Dismetto i panni dell'autore per fare un paio di critiche e osservazioni come lettore.


    1 - Ford Ravenstock.
    Avevo adorato il primo volume edito da Panini. Ho aspettato per un sacco di tempo il secondo e quando ho scoperto che era stato pubblicato, erano già passati 9 o 10 mesi dalla sua stampa. E' uscito anche il terzo? Davvero???
    Ora vado subito ad ordinarlo in fumetteria. Però io sfoglio con attenzione Mega tutti i mesi e non me n'ero minimamente accorto.
    Non è che forse è mancata un minimo la promozione da parte vostra?
    Sto guardando ora il vostro sito internet e non è presente nemmeno li.

    2) Parlando del sito internet, lo trovo molto povero. Al di là della grafica non troppo accattivante, c'è una mancanza di contenuti SPAVENTOSA.
    Le Immagini delle copertine sono piccole e cliccandoci sopra non si ingrandiscono.
    Le pagine interne degli albi sono completamente assenti. Se volessi farmi un idea dei disegni dell'albo non so dove sbattere la testa (visto che in fumetteria l'albo non lo trovo). Le spiegazioni sulle storie sono racchiuse in un paio di righe, e non ci sono nemmeno i link ai blog degli autori.
    In pratica mi chiedete di comprare un albo a scatola chiusa...

    3) Qui mi rivolgo non solo a voi, ma a tutti gli editori. Pubblicate roba figa. Ma VERAMENTE figa. Non è un discorso di essere esterofili, ma spiegatemi perché dovrei comprare un vostro albo quando in circolazione ci sono Fables, Atomic Robo, Chew, 20th Century boys, Taniguchi o tutti quei bellissimi albi Francesi.
    Io spendo in media più di 200 € al mese in fumetti. Compro un sacco di roba. Ed ogni anno che passa la quantità di fumetti fichissimi aumenta.
    Se le cose italiane migliori che si possano leggere sono quelle di Toppi, Magnus, Pratt, Micheluzzi, De Luca, Giardino, un motivo ci sarà no?
    Ortolani e Gipi ce l'hanno fatto perché spaccano. Perché quando leggi un loro fumetto ti rimane impresso a vita.
    Forse il problema non è che in Italia mancano gli Alan Moore, ma che non ci sono nemmeno i Robert Kirkman.
     
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  11. ilcontedicagliostro
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    Le associazioni possono costituirsi con atto pubblico o scrittura privata, autenticato o registrato.

    Se l'atto costitutivo è un atto pubblico allora chiunque ne faccia richiesta può vederlo. Solitamente si usa l'atto pubblico per associazioni di secondo livello, cioè i cui soci fondatori sono enti statali o altre pubbliche associazioni.

    Se l'atto costitutivo è una scrittura privata, solitamente usata per le associazioni di primo livello, cioè associazioni di persone, visto il fatto che nell'atto costitutivo sono contenuti i dati sensibili dei soci fondatori, se una associazione divulga il proprio atto costitutivo a chiunque ne faccia richiesta commette il reato di violazione della privacy.

    Le associazioni di persone sono tenute a mostrare l'atto costitutivo ai soci che ne facciano richiesta e sono altresì tenute a mostrare lo statuto a chiunque faccia domanda associativa.

    L'associazione è tenuta però a dichiarare pubblicamente quali siano i propri scopi associativi e che il proprio statuto è fatto secondo i dettami del D.lgs 460/97 che indica tutte le modalità di legge che deve rispettare una associazione.

    Il D-Lgs lo trovate qui:

    www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/97460dl.htm

    Quindi se chiedete, non essendone soci, a Cagliostro l'atto costitutivo, essendo io il presidente e quindi il legale rappresentante, vi risponderò che non posso mostrarvelo percè violerei la privacy dei soci fondatori commettendo un reato e non perchè abbiamo qualcosa da nascondere.

    Quindi non è vero che chiunque se chiede di visionare l'atto costitutivo di una associazione questa è una cosa DOVUTA.

    NON E' DOVUTA e ho spiegato il perchè.

    Per quanto riguarda lo statuto, in rete si trovano tantissimi fac simili per capire come sono impostati e sono praticamente tutti standard visto che si fanno in base al D.lgs di cui sopra per quanto riguarda la regolamentazione della vita associativa.

    Comunque basta sempre chiedere e vi sarà detto e spiegato fornendovi i mezzi per rendervi conto di quello che vi viene detto.
     
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  12. Enry84
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    CITAZIONE (Luca Erbetta @ 12/8/2010, 10:31)
    Non è che forse è mancata un minimo la promozione da parte vostra?
    Sto guardando ora il vostro sito internet e non è presente nemmeno li.

    Infatti molti di noi pensano che se non tutto (questo sicuramente no), almeno una piccola parte del problema delle vendite scarse si potrebbe risolvere se si adottassero dei metodi pubblicitari anche a scarso o nessun impatto a livello economico. Internet in primis.
    Faccio l'esempio di Mangaka, il magazine pubblicato l'anno scorso da Coniglio Editore, perchè è un esperimento che conosco abbastanza bene, essendovi rientrata. A parte la struttura piuttosto debole della rivista in sé (poche pagine, fumetti brevi o brevissimi, la maggior parte dello spazio dedicato a rubriche di vario tipo), e la distribuzione zoppicante (molti mi scrissero per segnalarmi che la rivista non si trovava neanche in città come Roma o Firenze!), c'è da rilevare che essa non comparì nemmeno sul sito ufficiale dell'editore per diversi mesi dopo l'uscita del primo numero. Come si pretende di vendere, portando avanti i progetti in modo così sciatto? Come in qualunque altro ambito, i prodotti devono raggiungere il consumatore, non il contrario. Mi vengono in mente un paio di autori italiani di libri fantasy (non faccio nomi) che hanno avuto un successo enorme, assolutamente sproporzionato all'effettivo valore delle loro opere. Perchè? Potere della pubblicità.
    Ora, senza voler seguire l'esempio delle grandi case editrici (perchè esse hanno notevoli fondi a cui attingere, lo sappiamo bene), come dicevo ci sono accorgimenti, anche a costo zero o quasi, che possono fare la differenza. Come la pubblicità su internet. Il minimo, ma proprio il minimo che si possa fare è tenere aggiornato il proprio sito ufficiale con tutte le uscite del catalogo. Possibilmente corredandole non solo con l'immagine della copertina, ma anche con qualche pagina interna. Molti siti di editori stranieri permettono di leggere addirittura l'intero primo capitolo di un volume, in modo da ingolosire il lettore e spingerlo a comprare il fumetto per proseguire la lettura.
     
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  13. filodichina
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    Noto con piacere che la discussione ha preso un bella piega.
     
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  14. MicGin
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    CITAZIONE (ilcontedicagliostro @ 12/8/2010, 10:33)
    Le associazioni possono costituirsi con atto pubblico o scrittura privata, autenticato o registrato.

    Se l'atto costitutivo è un atto pubblico allora chiunque ne faccia richiesta può vederlo. Solitamente si usa l'atto pubblico per associazioni di secondo livello, cioè i cui soci fondatori sono enti statali o altre pubbliche associazioni.

    Se l'atto costitutivo è una scrittura privata, solitamente usata per le associazioni di primo livello, cioè associazioni di persone, visto il fatto che nell'atto costitutivo sono contenuti i dati sensibili dei soci fondatori, se una associazione divulga il proprio atto costitutivo a chiunque ne faccia richiesta commette il reato di violazione della privacy.

    Le associazioni di persone sono tenute a mostrare l'atto costitutivo ai soci che ne facciano richiesta e sono altresì tenute a mostrare lo statuto a chiunque faccia domanda associativa.

    L'associazione è tenuta però a dichiarare pubblicamente quali siano i propri scopi associativi e che il proprio statuto è fatto secondo i dettami del D.lgs 460/97 che indica tutte le modalità di legge che deve rispettare una associazione.

    Il D-Lgs lo trovate qui:

    www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/97460dl.htm

    Quindi se chiedete, non essendone soci, a Cagliostro l'atto costitutivo, essendo io il presidente e quindi il legale rappresentante, vi risponderò che non posso mostrarvelo percè violerei la privacy dei soci fondatori commettendo un reato e non perchè abbiamo qualcosa da nascondere.

    Quindi non è vero che chiunque se chiede di visionare l'atto costitutivo di una associazione questa è una cosa DOVUTA.

    NON E' DOVUTA e ho spiegato il perchè.

    Per quanto riguarda lo statuto, in rete si trovano tantissimi fac simili per capire come sono impostati e sono praticamente tutti standard visto che si fanno in base al D.lgs di cui sopra per quanto riguarda la regolamentazione della vita associativa.

    Comunque basta sempre chiedere e vi sarà detto e spiegato fornendovi i mezzi per rendervi conto di quello che vi viene detto.

    Sì, ho notato anch'io che mi sono espresso in modo che poteva essre equivocato e volevo rivedere.

    avevo scritto:

    CITAZIONE (MicGin @ 12/8/2010, 09:30)
    - inoltre un piccolo suggerimento: chiedete all'associazione copia dell'atto costitutivo e dello statuto. se non hanno niente da nascondere ve li daranno senza problemi. se faranno storie o prenderanno scuse, state in guardia. una volta consegnati o messi a disposizione questi documenti, guardateli con attenzione. Fatevi anche dire chiaramente chi è il responsabile legale dell'associazione, da quanto tempo è in carica e quando scadrà il suo mandato, e chiedete al vostro interlocutore di qualificarsi chiaramente, nel caso non sia il legale rappresentante. Sono tutte informazioni DOVUTE.
    Non è invece dovuta la consegna del proprio bilancio e la visione delle scritture contabili, dovuta e obbligatoria invece nei confronti degli associati.

    le informazioni dovute sono quelle relative all'identità della persona con cui parlate e della sua eventuale carica, seconda parte di quel capoverso.
    invece non è dovuta la visione dello statuto nè dell'atto costitutivo.
    Solo l'atto costitutivo può contenere dati definibili come sensibili, perché pur essendo dati anagrafici, riguardano l'iscrizione di una persona ad un'attività che la persona stessa può ritenere opportuno mantenere riservata. Non segreta però.
    Invece lo statuto non contiene dati sensibili di nessun tipo e ogni associazione lo può comunicare a suo piacere. Il nostro, per esempio, è sul sito.
    Però il consiglio rimane valido: un associazione che non ha problemi particolare e che semplicemente è disponibile ad essere aperta può mostrare tranquillamente il proprio statuto.

    certo... mica bisogna andare dal suo presidente con il fucile puntato "o mi fai vedere lo statuto o non ti mostro le tavole"...
    :lol:
     
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  15. Chas
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    grazie a giorgio messina, però una precisazione

    utili e associazione non vanno d'accordo...chiamiamoli proventi, chiamiamoli guadagni, ma l'utile è proprio SOLO delle società commerciali

    il guadagno di un'Associzione va a comporre il suo patrimonio, che può essere solo
    1) utilizzato per le finalità dell'Associazione
    2) donato all'atto dello scioglimento dell'Associazione, come disposto in atto costitutivo e/o statuto

    anche un Editore persona fisica, o Società di Persone o di Capitali diversa dalla spa ha come finalità il profitto, ergo anche loro devono retribuire gli autori....perché solo le società di capitali?

    quanto alla privacy...beh ha ragione McGin, solo nell'atto costitutivo ci sono dati, che peraltro NON sono dati sensibili...anzi lo Statuto deve essere mostrato a tutti coloro che intendono farsi soci

    inoltre, è diritto di chiunque contratti con chi si dichiari rappresentante di qualcuno o qualcosa chiedere e ottenere la prova dei suoi poteri e dei limiti di questi...il codice civile parla chiaro
     
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859 replies since 14/6/2010, 18:27   25270 views
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